Non si può proprio fare a meno di un titolo...
"Come leggeremmo l'Ulysses di Joyce se non si chiamasse Ulysses?". È con
questo interrogativo - di voluto impatto provocatorio - che Gérard Genette
apriva nel 1987 il suo libro “Soglie. I dintorni del testo”. In quel volume,
il critico francese ebbe la meritevole intuizione di analizzare, descrivere
e, “in primis”, definire il concetto di “paratesto” (si deve proprio a lui
anche l'introduzione del termine come categoria critica) di cui il titolo è
un rappresentante fondamentale.
È necessario partire dalla premessa genettiana per comprendere l'importanza
e la raffinatezza delle recenti iniziative dei creatori del sito che ospita
le nostre riflessioni: la “Poesia dorsale” e il concorso "Da' un titolo
alla tua storia" istituito per il Festival di Poggibonsi “Le parole, i
giorni” (17-18 aprile 2009). La domanda con cui abbiamo aperto induce a
riflettere sull'importanza di un aspetto dell'opera che per tanto tempo
prima di Genette era stato tralasciato dalla critica letteraria - il titolo
(il paratesto) - che, come ci rendiamo conto da lettori e frequentatori di
librerie, talvolta può risultare addirittura discriminante nella scelta di
un libro, nonchè indispensabile per poterlo quantomeno nominare.
Un po' di teoria
Il “testo” rappresenta un insieme di enunciati linguistici che si
trasformano in “opera” - cioè in libro - solo grazie alle funzioni svolte
dal “paratesto”, che quindi elabora un discorso sostanzialmente "eteronomo",
essendo al servizio del testo stesso senza cui non avrebbe senso. Stiamo
parlando di un insieme di pratiche verbali e non che ruotano in qualche modo
intorno alle parole scritte. Le copertine, le quarte, le dediche, gli
indici, le interviste, sono quegli elementi che Genette chiama le "soglie"
del testo, da altri poi definiti "margini", "dintorni". Si tratta di
componenti liminari, di cui il lettore è il destinatario, che ruotano
intorno al testo, che "lo presentano e lo rendono presente". Un libro esiste
(e si diffonde) solo grazie al paratesto!
Poesia dorsale
La poesia dorsale gioca con le funzioni del paratesto, in particolare del
titolo. Parafrasando al contrario Genette, gli ideatori sembrano chiedersi:
cosa ce ne facciamo di un titolo estrapolato dal libro di cui è
etichetta? Decidono così di utilizzare i titoli presenti sui dorsi dei
volumi (di cui sono "carta d'identità"), per sovrapporli a creare delle
poesie di senso compiuto di cui poi resterà traccia nello scatto
fotografico. Così facendo, svuotano il titolo - che è un segno linguistico
- del significato che ha in quel contesto - il contenuto del libro
- utilizzandone il significante per reinventarne il senso (la poesia
dorsale).
"Da' un titolo alla tua storia!"
Sottolineata la centralità del titolo e della possibilità di scomporre in
via sperimentale le componenti del libro, il concorso ideato per il festival
“Le parole, i giorni” mette alla prova il lettore. I partecipanti hanno a
disposizione una serie di copertine senza titolo e prive di alcun testo al
proprio interno. Tocca a loro assegnare un titolo ad ogni immagine e
inventare poi una storia che lo giustifichi. Si inverte così il processo
naturale del libro: dal testo all'opera attraverso l'uso del paratesto. Nel
caso della competizione, si parte dal paratesto per arrivare all'opera e poi
al testo. L'esito del concorso sarà la creazione di poesie dorsali a partire
dai titoli che i partecipanti hanno inventato.
Qual è il significato del concorso?
Al di là dell'aspetto creativo e ludico dell'operazione, c'è da sottolineare
l'idea che sta alla base di essa. Il “ruolo del lettore” (possibile
acquirente e fruitore), con le proprie aspettative, non è trascurabile
nell'atto di ideazione di un'opera, perché è ad esso che l'autore e
l'editore si rivolgono attraverso la scelta del paratesto. Diversificato è
infatti il comportamento dell'acquirente in libreria: esistono i lettori
forti che vi entrano con le idee chiare e il lettore occasionale che sarà
maggiormente attratto da un libro con una copertina particolare, da un
titolo che rompe gli schemi tradizionali.
Quella del concorso di Poggibonsi è un'operazione che mette al centro del
processo culturale il lettore, ma è anche utile a capire quali siano i suoi
orizzonti d'attesa rispetto a un'immagine, a un colore, a un segno grafico,
a una copertina.
Una strategia controcorrente di sicuro impatto editoriale e para-testuale!
Il paratesto nell'editoria contemporanea: discutiamone insieme!
Il ruolo del paratesto è diventato fondamentale soprattutto all'interno
dell'attuale mercato editoriale, dove si pubblicano sempre più libri e le
case editrici devono lavorare molto anche sugli aspetti esteriori del
prodotto culturale per differenziarsi, per creare al tempo stesso un marchio
di riconoscibilità. La vita del libro è più breve rispetto al passato,
dunque oggi occorre stupire con gli effetti speciali. Per cui può accadere
che un titolo e/o una copertina "sbagliati" decidano del successo - o del
flop - di un libro!
Se siete autori, editor, giornalisti, editori, o semplicemente appassionati
lettori, raccontateci le vostre esperienze rispetto al paratesto. Ci
interessano storie di libri a cui è stato cambiato il titolo, discussioni
editoriali sulla scelta delle copertine, giudizi su libri con "titoli
sbagliati", cose di questo tipo. Inviateci una mail.
Valentina Notarberardino
15/16/17 Aprile 2010, Poggibonsi