La poesia dorsale è un'attività performativa nel senso più ludico del termine. Questo, perlomeno, per noi che l'abbiamo inventata. In ogni caso, nasce guardando i libri.
Quando si compone una poesia dorsale i libri devono essere fisicamente presenti, perché, a mettere in fila dei titoli presi dai cataloghi delle case editrici, è capace qualsiasi computer.
Inoltre la poesia dorsale è nata da uno spunto visivo e perciò va scattata una foto, subito, alla prima versione convincente, che poi resta l'unica e sola testimone della propria creazione. Questo perché, a perfezionarne i versi con titoli scelti successivamente per avere completezza formale e di contenuto, è capace qualsiasi ... poeta. Si fa per provocare, naturalmente. In realtà, non esiste nessuna presunzione artistica; quella, se volete, va cercata nelle immagini del fotografo.
Il poeta dorsale, invece, è semplicemente un grande amante dei libri che, come tutti i grandi amanti dei libri, ne possiede molti e vi è affezionato anche “fisicamente”; se volete farlo soffrire, ad esempio, ditegli che il futuro è nell’e book. Ci riuscirete di sicuro.
Però una cosa è certa: prendendo in prestito dei titoli per comporre una poesia dorsale, gli si dà un significato diverso dall’originale.
Se non è facile fare una bella poesia dorsale, riuscire a “farla propria” è quindi meno raro del previsto. Certo, alcune sembrano accanirsi nell’incompiutezza. Ma, da essere impantanati nelle difficoltà a ritrovare il filo con la freschezza della scoperta, è un attimo. Provateci. È così.